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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Nella prima metà del XX secolo, la scuola si apre alle masse e diventa una istituzione centrale della società democratica.

https://www.pandorarivista.it/wp-content/uploads/2023/05/Scuola-di-classe.-Perche-la-scuola-funziona-solo-per-chi-non-ne-ha-bisogno-di-Roberto-Contessi.jpg Questa centralità fu alla base dello sviluppo di una nuova concezione di educazione, che diede vita da un lato a nuove teorizzazioni pedagogiche, su nuove basi filosofiche e scientifiche e dall’altro a sperimentazioni scolastiche e didattiche.

 

teorizzazioni pedagogiche

sperimentazioni scolastiche e didattiche

 Il primo movimento di rinnovamento pedagogico è l’Attivismo https://diariodicharlotte.com/wp-content/uploads/2017/06/3318704-1024x684.jpg che si diffuse soprattutto in Europa e in Nord-America, esso si opponeva:

alla concezione della pedagogia tradizionale che svaluta gli aspetti attivi e produttivi del bambino;
alla visione dell’insegnamento come momento separato dall’esperienza dell’apprendimento;
alla interpretazione del lavoro mentale come meccanico, ripetitivo e non creativo

 Per attivismo pedagogico si intende in generale un insieme eterogeneo di esperienze e di teorie che hanno in comune la proposta alternativa rispetto al modo tradizionale di fare scuola. https://static.docsity.com/documents_first_pages/2021/01/08/b0933b3a45fc617d99368d352dab3674.png

Queste diverse esperienze hanno in comune l’aspirazione a una maggiore libertà degli allievi, (libertà di movimento, di comportamento), e una rivalutazione delle attività manuali, pratiche, operative del bambino.

Le scuole nuove nacquero in Gran Bretagna, fondate da Cecil Reddie (1858 – 1932), nel 1889 e da J. Haden Badley, (1865 – 1967) nel 1893 ma storicamente si considera J. Dewey, (1859 – 1952), il vero fondatore della scuola attiva sia per i fondamenti filosofici e pedagogici, sia per le sperimentazioni condotte.

 I concetti intorno ai quali ruota tutto l’attivismo sono:

  1. il puerocentrismo (“La centralità del bambino”);
  2. la valorizzazione dell’attività manuale, del gioco, del lavoro, nel rispetto della natura globale del bambino, la cui inclinazione è quella di non separare conoscenza e azione;
  3. la motivazione: ogni apprendimento deve essere collegato agli interessi e ai bisogni del fanciullo;
  4. la valorizzazione dell’ambiente, poiché dalla realtà il fanciullo riceve gli stimoli dell’apprendimento;
  5. la socializzazione;
  6. l’antiautoritarismo, che abolisce la supremazia dell’adulto e della sua volontà sul fanciullo;
  7. l’antintellettualismo, che svaluta i programmi formativi oggettivamente determinati
PUEROCENTRISMO
la valorizzazione dell’attività manuale la motivazione la valorizzazione dell’ambiente
la socializzazione antiautoritarismo antintellettualismo

Il movimento attivistico collega strettamente la pedagogia alle scienze umane e ne indica le implicazioni politiche (con un orientamento democratico) e antropologiche.

John Dewey (1859 – 1952) https://gabriellagiudici.it/wp-content/uploads/2019/05/dewy3.jpg è il principale teorico dell’attivismo nonché promotore di un nuovo modello di pedagogia. Questo modello è caratterizzato dall'idea che la pedagogia non autosufficiente ma debba essere arricchita e in continuo dialogo con le diverse scienze dell’educazione.

Egli sperimentò direttamente le sue idee nella scuola elementare dell’Università di Chicago, (1896), https://i0.wp.com/gabriellagiudici.it/wp-content/uploads/2015/05/scuola-progressiva.jpg una scuola che accoglieva dapprima ragazzi dai 6 ai 9 anni, e, in seguito, dai 4 ai 14 anni. Si trattava innanzitutto di una comunità e la sua organizzazione prevedeva l’individualizzazione, il lavoro di gruppo, la formazione di gruppi omogenei, il superamento del concetto di classe. Una scuola in cui, oltre all’insegnamento della storia, della geografia, della lingua, delle scienze, della matematica, ampio spazio era riservato all’addestramento manuale, al lavoro, (officina, cucina, tessitura), alle cure domestiche, all’educazione artistica, unitamente alla gestione sociale, comunitaria.

 Il pensiero di Dewey si articola intorno alla Teoria dell’esperienza come ambito di scambio tra soggetto e natura caratterizzato da crisi e squilibrio in cui il pensiero è strumento di ricostruzione dell’equilibrio.

teoria dell'esperienza
soggetto  natura

genera

disequilibrio

pensiero 

ricostruzione dell'equilibrio

Così lo sviluppo e il controllo dell’esperienza sono affidati all’uomo ed alla sua intelligenza creativa attraverso la logica che viene definita da Dewey come teoria dell’indagine basata sul metodo scientifico

 http://psiche.altervista.org/wp-content/uploads/2020/12/Dewey_lostrumentalismo.jpg

Dewey puntava su una concezione comunitaria e democratica dell’educazione e della scuola, dava spazio agli aspetti psicologici e sociologici, cercava di coniugare l’esperienza con l’intelligenza. È significativo che “Il mio credo pedagogico”, (1897), https://www.rivistadipedagogia.it/wp-content/uploads/2019/07/41dyeifdDfL._SX325_BO1204203200_.jpg  abbia affermato che la scuola è prima di tutto un’”Istituzione sociale che l’educazione deriva dalla partecipazione dell’individuo alla coscienza sociale della specie e che l’educazione è il metodo fondamentale del progresso e dell’azione sociale.”

La concezione comunitaria e democratica si basa sul rapporto inscindibile tra:
 SCUOLA E SOCETA' 

Dewey sosteneva che l'educazione dovrebbe essere basata su principi democratici, in cui gli studenti sono incoraggiati a partecipare attivamente alla vita della scuola e a sviluppare una coscienza democratica. Egli vedeva l'educazione come un mezzo per sviluppare cittadini responsabili e critici, in grado di partecipare attivamente alla società e di contribuire al bene comune.

propone il legame tra insegnamento democratico e società democratica

Da questi assunti la riflessione pedagogica di Dewey si dirige sia verso la costruzione di una rigorosa filosofia dell’educazione sia verso la messa a punto di un efficace progetto educativo profondamente innovatore. Riassumendo possiamo afferma che i principi pedagogici del pedagogista statunitense sono:  Nel testo Il mio credo pedagogico, che unitamente a Scuola e società (1899), ha costituito il manifesto della scuola attiva, è possibile cogliere il passaggio dal vecchio al nuovo pragmatismo. Dewey pone in luce la necessità di instaurare un rapporto più stretto tra la scuola e la vita della casa, quella quotidiana, invece di avere nella scuola un luogo dove il ragazzo si reca soltanto per imparare certe lezioni. Ciò non significa che il ragazzo debba riprendere a scuola soltanto cose già sperimentate a casa e studiate ma che per quanto è possibile esso debba avere lo stesso atteggiamento e lo stesso punto di vista sia a scuola che a casa e che esso provi nell’andare a scuola e nel farvi cose il medesimo interesse che trova nei giochi e nelle occupazioni della vita della sua casa e del vicinato. Dewey credeva che la scuola dovesse essere considerata come una comunità di apprendimento https://www.blikk.it/forum/forums/rp/gsgoller/uploads/3_aula2.png, in cui insegnanti e studenti collaborano insieme per raggiungere obiettivi comuni. In una comunità di apprendimento, gli studenti sono incoraggiati a lavorare in gruppi, a discutere e a riflettere sulle proprie esperienze, sviluppando così abilità sociali e di pensiero critico.

 

 Dewey riconosce la funzione innovatrice e formativa del lavoro manuale https://cdn.studenti.stbm.it/images/2019/11/08/scuola-dewey-orig.jpeg che rende i ragazzi svegli e attivi invece di renderli passivi e recettivi. Il lavoro manuale è il metodo più facile e naturale che consenta al fanciullo di conservare il medesimo atteggiamento dentro la scuola e fuori. Ma per ottenere ciò, la scuola deve cambiare il proprio centro di gravità che, tradizionalmente, era posto “fuori dal fanciullo”, privilegiando gli interessi del fondamentali del discente come il costruire, l’espressione artistica, il comunicare e soprattutto la scoperta. 

 

Egli riteneva che gli insegnanti dovessero fungere da facilitatori del processo di apprendimento, fornendo agli studenti l'opportunità di scoprire e costruire conoscenze in modo autonomo. Tutta la vita della scuola dovrà essere improntata a questa “rivoluzione copernicana”. https://www.cicloamici.it/mesagne/bl0034a.jpg In tale contesto cambia notevolmente il ruolo dell’insegnante che non è più una figura autoritaria che dispensa il sapere attraverso una lezione di tipo intellettualistico, ma una guida che organizza e regola i processi di ricerca della classe, un animatore delle diverse attività.

Rivoluzione copernicana
l'educazione non ruota più intono al educatore ma intorno all'enducando
INSEGNANTE = ANIMATORE

 La pedagogia di John Dewey ha lasciato un'impronta duratura nell'educazione moderna. Il suo approccio all'apprendimento attivo e all'esperienza diretta ha influenzato il modo in cui concepiamo l'educazione e il ruolo degli insegnanti. La sua visione della scuola come una comunità di apprendimento, in cui gli studenti sono coinvolti in attività pratiche e collaborano per raggiungere obiettivi comuni, continua a ispirare le pratiche pedagogiche contemporanee.

 

 

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